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Netus et malesuada fames ac. Eget gravida cum sociis natoque penatibus et magnis.

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C'è

un solo posto al mondo nel quale è possibile respirare l’aria di un Natale antico, così come veniva vissuto dai nostri antenati, in una cornice che offre squarci di paesaggi impressi nella memoria.

il 1700

tra fede e cultura

Questo posto è Napoli il 25 dicembre, giorno in cui San Gregorio Armeno e tutto il centro storico diventano il palcoscenico settecentesco del più grande evento della cristianità, la nascita di Cristo, che si sposta dal Medioriente per essere ambientato interamente in un luogo adagiato sulla costa del Mar Mediterraneo.

Napoli

diventa un incomparabile scenario del presepe napoletano del ‘700. Su di uno sfondo fatto di colline verde muschiato, all’ombra del Vesuvio, sostano personaggi mistici, buontemponi in tricorno e zimarra, contadini e ballerini di tarantella. E in questo affascinante scenario si muovono la Sacra Famiglia, il bue e l’asinello, i pastori napoletani e i Re Magi, accolti nel tripudio di una folla in festa accorsa per celebrare il sacro evento.

Nobili, pezzenti, contadini vestiti a festa, mori e personaggi di tutto il mondo conosciuto allora.

Sacro

"I personaggi del presepe sono come attori su di un grande palcoscenico, ognuno recita il proprio ruolo, come in una vera e propria opera teatrale".

Quando realizzo il presepe napoletano, voglio che divenga un’opera d’arte e che sia espressione della bellezza testimoniata dalla sua lunga storia che affonda le radici nelle rappresentazioni allestite da San Francesco d’Assisi, durante le quali, con la partecipazione di persone umili del luogo, veniva messo in scena l’avvento, rivissuto in anima e corpo. ↴

In seguito, rappresentazioni presepiali con figure lignee cominciarono ad essere installate nelle chiese tra i fedeli. Solo successivamente, agli inizi del ‘700, i pastori oggetto di culto entrarono a far parte delle case di committenti che facevano a gara per possedere le statuine più belle, realizzate il più delle volte da grandi artisti del Regno delle due Sicilie. In questo contesto si colloca il presepe napoletano, una delle più importanti creazioni artistiche europee tra Barocco e Rococò, ritratto di una città solare dove la folla diventa paesaggio, o in descrizioni accurate nei libri che raccontano il nostro passato.

Personaggi ormai dimenticati, ma che sono esistiti e fanno parte della storia. Nel corso del tempo, da oggetto di culto il presepe diventa oggetto da collezione, fino a rendersi protagonista assoluto in “Natale in casa Cupiello”, una delle più amate commedie di Eduardo De Filippo.
Non è forse questo l’aspetto più affascinante del presepe napoletano? I suoi personaggi sono come attori su di un grande palcoscenico, ognuno recita il proprio ruolo, come in una vera e propria opera teatrale, sullo sfondo di una Napoli cosmopolita, capitale di un regno e nel contempo porto tra i più importanti del Mediterraneo, crogiolo di razze, personaggi di ogni colore e ceto sociale provenienti da tutto il “bacino”.
Mi piace pensare ad una Napoli aperta ad accogliere ogni etnia, una Napoli che ha visto e continua a vedere nella diversità una preziosa fonte di ricchezza.

la Scena

I

particolari

rendono viva la scena: le rifiniture del viso, le testine modellate in terracotta con gli occhi in vetro soffiato e dipinto, gli arti in legno policromo, il manichino in filo di ferro e stoppa, gli abiti abilmente riprodotti in uno stile fedele a quello dell’epoca, in seta ricamata per i personaggi di rango nobiliare, in cotone e lino rifiniti a mano per i personaggi del popolo, la produzione animalistica, gli accessori in legno o in metallo, i cestini di frutta e verdura, utensili vari. Una ricchezza di particolari capace di creare un’atmosfera di festa dal sapore antico.