Io, nato
nel presepe
Un panetto di creta, un tavolino, un neon e tanto, tanto freddo.
Le mani, unici e straordinari attrezzi dell’artigiano, gelavano. Solo un panno caldo poteva riscaldarle e renderle mobili per plasmare la creta e per realizzare il presepe napoletano, una meravigliosa opera in trasformazione. ↴
Sono cresciuto nella bottega di mio padre, nel cuore pulsante della casa, dove ho visto i miei fratelli, le mie sorelle e mamma lavorare a terraglie cotte e dipinte a mano. Ho capito subito che il mio destino era quello di modellare la creta, dipingere, plasmare i pastori napoletani, poiché la mia storia, la mia vita, è stato un preordinamento genetico. Una prosecuzione di sangue. A differenza di molti che scelgono il loro lavoro una volta diventati adulti, fin da piccolo ho semplicemente seguito il fiume che mi ha generato, diventando sempre più consapevole di ciò che faccio. E per me è sempre una grande gioia poter comunicare il senso profondo delle mie opere a chi le commissiona, le acquista e le porta nel suo mondo. E poi mi richiama perché ha colto quel senso con tutta l’anima. Il mio desiderio è proprio questo, creare un’opera d’arte presepiale che, come ogni opera d’arte vada oltre il suo valore economico. Sono Ulderico Pinfildi, parlano di me come di un artista. Lascio agli altri il compito di attribuirmi una definizione. Io sono e mi sento da sempre un lavoratore. Nella mia bottega a Napoli continuo questa storia. Le mie opere, i miei pastori, ogni mia piccola o grande scultura sono come figli per me e portano inciso il segno della primogenitura. Chi porta a casa una mia opera porta con sé tutta la mia storia, tutta la mia passione e tutto il mio amore che ho trasferito nell’opera stessa. Chi compra una mia opera entra nel fiume che mi ha generato e dalle sue acque si lascia trasportare
ll '600
va in scena
La storia dell’arte ci insegna che nel corso dei secoli gli artisti si sono osservati a vicenda, ognuno ha cercato di studiare le tecniche dell’altro. È accaduto anche a me.
Ma a cosa guardavano i pittori nell’eseguire le loro opere? A chi si sono ispirati? Che ruolo aveva la scultura per un pittore? E la pittura per uno scultore? ↴
A queste domande ho trovato risposta attraverso l’osservazione dell’arte presepiale. Uno degli esempi più suggestivi è l’accademia del “mendicante”, esposta a Napoli al Museo di San Martino, chiaramente ispirata all’Adamo dipinto da Michelangelo sulla volta della Cappella Sistina.
In questo modo ho scoperto le potenzialità che può offrire lo sconfinato panorama di opere artistiche. Ho iniziato così a realizzare Madonne ispirandomi alle opere di Raffaello e di Caravaggio, accademie modellate guardando al contrapposto michelangiolesco, ho preso spunto dai volti raffigurati nei dipinti del seicento, puntualmente riproposti in una identica fisiognomica dei tratti somatici nei più famosi presepi del settecento. Le stesse scenografie presepiali sono ispirate ai dipinti e ai disegni di Giacinto Gigante.
Non si tratta di copie o imitazioni, ma di riferimenti, richiami, rimandi a opere famose in una chiave di lettura che ancora oggi motiva gli artisti a creare nuove figure e ambientazioni, attraverso la continua citazione di opere di grandi artisti, che hanno lasciato un segno indelebile come linfa vitale di ispirazione.
ll '600
va in scena
La storia dell’arte ci insegna che nel corso dei secoli gli artisti si sono osservati a vicenda, ognuno ha cercato di studiare le tecniche dell’altro. È accaduto anche a me.
Ma a cosa guardavano i pittori nell’eseguire le loro opere? A chi si sono ispirati? Che ruolo aveva la scultura per un pittore? E la pittura per uno scultore? ↴
A queste domande ho trovato risposta attraverso l’osservazione dell’arte presepiale. Uno degli esempi più suggestivi è l’accademia del “mendicante”, esposta a Napoli al Museo di San Martino, chiaramente ispirata all’Adamo dipinto da Michelangelo sulla volta della Cappella Sistina.
In questo modo ho scoperto le potenzialità che può offrire lo sconfinato panorama di opere artistiche. Ho iniziato così a realizzare Madonne ispirandomi alle opere di Raffaello e di Caravaggio, accademie modellate guardando al contrapposto michelangiolesco, ho preso spunto dai volti raffigurati nei dipinti del seicento, puntualmente riproposti in una identica fisiognomica dei tratti somatici nei più famosi presepi del settecento. Le stesse scenografie presepiali sono ispirate ai dipinti e ai disegni di Giacinto Gigante.
Non si tratta di copie o imitazioni, ma di riferimenti, richiami, rimandi a opere famose in una chiave di lettura che ancora oggi motiva gli artisti a creare nuove figure e ambientazioni, attraverso la continua citazione di opere di grandi artisti, che hanno lasciato un segno indelebile come linfa vitale di ispirazione.
ll '600
va in scena
La storia dell’arte ci insegna che nel corso dei secoli gli artisti si sono osservati a vicenda, ognuno ha cercato di studiare le tecniche dell’altro. È accaduto anche a me.
Ma a cosa guardavano i pittori nell’eseguire le loro opere? A chi si sono ispirati? Che ruolo aveva la scultura per un pittore? E la pittura per uno scultore? ↴
A queste domande ho trovato risposta attraverso l’osservazione dell’arte presepiale. Uno degli esempi più suggestivi è l’accademia del “mendicante”, esposta a Napoli al Museo di San Martino, chiaramente ispirata all’Adamo dipinto da Michelangelo sulla volta della Cappella Sistina.
In questo modo ho scoperto le potenzialità che può offrire lo sconfinato panorama di opere artistiche. Ho iniziato così a realizzare Madonne ispirandomi alle opere di Raffaello e di Caravaggio, accademie modellate guardando al contrapposto michelangiolesco, ho preso spunto dai volti raffigurati nei dipinti del seicento, puntualmente riproposti in una identica fisiognomica dei tratti somatici nei più famosi presepi del settecento. Le stesse scenografie presepiali sono ispirate ai dipinti e ai disegni di Giacinto Gigante.
Non si tratta di copie o imitazioni, ma di riferimenti, richiami, rimandi a opere famose in una chiave di lettura che ancora oggi motiva gli artisti a creare nuove figure e ambientazioni, attraverso la continua citazione di opere di grandi artisti, che hanno lasciato un segno indelebile come linfa vitale di ispirazione.
Ogni
pezzo è unico
I segreti degli artisti del passato sono il mio punto di partenza.
Ho sempre attinto alle loro fonti di ispirazione, cercando di comprendere quali strumenti utilizzassero per modellare, intagliare e lisciare l’argilla. Questo lavoro di ricerca mi è stato di grande aiuto per applicare e innovare oggi queste tecniche antiche. Non è semplice realizzare figure da presepe. È un lavoro che richiede particolari conoscenze e materiali spesso usati in altri settori, talvolta completamente estranei al mondo delle belle arti.
Bisogna saper modellare, dipingere, ma anche saper utilizzare il vetro per realizzare gli occhi della figura presepiale, intagliare e cesellare il legno, preparare la pittura, cucire le sete, i cotoni e la pelle. Bisogna avere dimestichezza con le stecche, con le frese o con il tornio. La mia ricerca riguarda anche i materiali, che è sempre più difficile reperire. Non esiste un negozio specializzato dove trovare i materiali giusti per realizzare un pastore napoletano e per dare armonia a queste piccole statue. I materiali più adatti a costruire i pastori vengono prodotti da mestieri che oggi stanno scomparendo, sono preziosi nella loro imperfezione proprio perché fatti a mano e sono unici grazie alle loro imperfezioni.
Ogni pezzo é unico e rappresenta il frutto del mio studio continuo, destinato ad arricchire sempre di più le mie opere presepiali.
Tutto nasce qui
Come
un artigiano
Nel raccontare l’artigianalità del mio lavoro non posso che partire dalle mie origini ↴
Sono cresciuto in bottega con mio padre, modellatore, ceramista, formatore, un artista eclettico e con mia madre che dipingeva in bottega con mio padre. Da sempre la mia vita e il mio lavoro sono due mondi che rappresentano un tutt’uno. Ciò mi porta a nutrire grande rispetto per gli artigiani, perché dietro ogni lavoro grande o piccolo si nasconde un vissuto personale e la grande passione che ogni artigiano dedica al suo mondo. Conosco bene il mio mondo di modellatore di figure da presepe. È un mestiere antico. I gesti che si compiono con le mani nel modellare l’argilla o intagliare il legno sono gli stessi da secoli. È questo il fascino di un lavoro Artigianale, la sua unicità. I materiali sono gli stessi per tutti ma quello che fa la differenza rimane ancora oggi l’uomo. L’artista che con la propria creatività e le proprie mani trasforma la materia dando vita alle sue creazioni, uniche ed irripetibili.
Vita
alle sculture
Nel dare forma alla figura presepiale parto dallo studio degli elementi anatomici principali, quelli legati soprattutto al movimento e alle espressioni, quali la testa, il volto, gli occhi, il busto e gli arti, che vado a realizzare con un lavoro manuale, meticoloso e dettagliato per raggiungere il risultato perfetto, creare cioè un personaggio che interpreti un ruolo all’interno della scena presepiale. ↴
Se è vero che il presepe rappresenta un grande palcoscenico in cui si muove la vita come si svolgeva nella Napoli del ‘700, considero ogni pastore come un personaggio che interpreta un ruolo definito in modo unico ed esclusivo dal carattere del viso, dall’abbigliamento, dal colore dell’incarnato e dagli accessori di cui è ornato. Un insieme di caratteristiche dalle quali possiamo comprendere le peculiarità del singolo pastore, a partire dal luogo di provenienza fino ad arrivare al mestiere che svolge, dall’estrazione sociale alle origini etniche: troveremo quindi nobili, ricchi, mendicanti, rustici, zingari, ed anche orientali, circassi, turchi, africani e georgiani.
Sono perciò convinto che la realizzazione di un pastore non sia soltanto il frutto di estro e inventiva ma anche il risultato di un’attenta analisi storica e di costume del periodo in cui sono collocate le scene presepiali, disposte tutte come in un fermo immagine, che da più di trecento anni conserva inalterato il suo fascino.
Testa
La testina della figura presepiale rappresenta l’elemento cardine del pastore, perché raffigura il volto dell’attore, il vero protagonista del presepe. Modellata in argilla, già in questa fase presenta le cavità orbitali nelle quali saranno incastonati gli occhi in vetro.
Manichino
Di filo di ferro e stoppa (o canapa), è una struttura di fondamentale importanza per la buona riuscita della figura presepiale: ne stabilisce la forma ed il volume e, per le caratteristiche del materiale con cui è costruita, ne rende il movimento morbido e spontaneo
Mani e Piedi
Come in passato anche oggi sono realizzati in legno di tiglio o di acero, sono intagliati e cesellati a mano e rappresentano un indicatore della qualità del lavoro.
Per il pregio dei materiali utilizzati, il movimento delle figure sulla scena risulta fluido e naturale e il rischio della rottura degli arti viene notevolmente a ridursi.
Occhi
Nascono da una sferetta di vetro soffiato che successivamente viene tagliata in modo da ricavarne due ovali, all’interno dei quali vengono dipinti l’iride, la pupilla e la parte bianca della sfera oculare. Successivamente, dopo la cottura, vengono incastonati nella testa.
Vestito
A completamento del pastore, il vestito viene realizzato in seta. Vengono utilizzati spesso galloni dorati, passamanerie, bottoni in argento che rendono il costume particolarmente prezioso.
Ispirato agli abiti che venivano indossati nel Regno delle Due Sicilie, il vestito rappresenta una citazione autentica dei costumi dell’epoca, frutto di uno studio approfondito e fedele.
Anatomia
dei personaggi
Modellare è per me la parte più affascinante del mio lavoro.
E’ indescrivibile la sensazione che si prova quando un’idea, un pensiero prendono vita attraverso le mie mani per diventare una mia creazione.
Alla base di ogni creazione però c’è anche lo studio dell’anatomia, un’analisi approfondita della figura umana che, come per gli artisti del passato, ancora oggi rappresenta una guida necessaria per qualunque artista, come per uno scrittore è indispensabile lo studio dei classici. Anche nell’arte presepiale è imprescindibile lo studio dell’anatomia.
Modellare un volto, conferire al suo sguardo un’espressione realistica, approfondire l’analisi della muscolatura del corpo umano nella sua interezza, sono passaggi fondamentali per realizzare un nudo, ciò che nel mio settore va sotto il nome di “Accademia”. Una figura realizzata secondo questi canoni diventa per lo scultore la soddisfazione più grande. Con il tempo ho capito che la mia fortuna è proprio quella di potermi esprimere, raccontare me stesso, i miei pensieri, le mie sensazioni modellando le mie figure, come fa lo scrittore con la sua penna. Sperando, in umiltà, di lasciare un segno.